Se non la conoscete, vi consiglio l’ascolto della canzone di Boris Vian “Le Déserteur”, interpretata in italiano da Ivano Fossati:
Il viaggio inizia da qui.
Avete mai avuto la sensazione di disertare, o di essere in procinto di farlo? Che cosa vi convinceva a disobbedire?
Credo che la diserzione venga troppo spesso confusa con il sabotaggio - o con l’auto-sabotaggio. Come se mettere in discussione una regola (e le gerarchie, di vario tipo, che da essa discendono) implicasse per forza di cose un danneggiamento, quasi si trattasse di una mutilazione.
Immagino che osservata “da dentro” possa effettivamente dare quest’impressione, ma in fin dei conti “disertare” significa mettere in questione l’esistenza stessa del corpo che verrebbe, per così dire, mutilato. Questo danneggiamento corrisponde propriamente ad una ricollocazione (di se stessi), ad una revoca, ad una riappropriazione.
Luci e naufragi
Non sono mai stato bravo a dire cosa ho ‘imparato’ da un viaggio, perciò trovo sciocco annoiarvi con millemila fotografie. Dopotutto ci sono molti modi attraverso i quali la luce che attraversa un oggetto può essere impressa.
Così è stato per Tolosa e Marsiglia, città da cui è scaturito un particolare naufragio.
Qui ho raccolto un paio di queste ‘ex-vocazioni’, che non hanno affatto l’ambizione di sembrare utili.
Ritorno a casa
La filosofia è un rifugio che si sposta in continuazione: proprio per questo è difficile alloggiarvici a lungo.
Ho provato a trattenermi entro i suoi confini (sempre in movimento) con Metafisica e Metaverso, in cui ho raccolto alcuni spunti di riflessione per affrontare questi problemi da una prospettiva squisitamente umanistica.
Il Metaverso (forse più del “digitale”) ci costringe a ripensare i concetti di virtualità, di soggettività, di simbologia; ci pone dai fronte alla necessità di fondare una nuova teoria critica dell’economia; ci invita ad immaginare un’alternativa ad un “piano di realtà” sempre più evanescente.
Spero che questo saggio abbia (per chi lo leggerà) la forma di una ribellione, di un interrogare ininterrotto ed insistente. Spero che non si esaurisca con l’ultima pagina, perché non c’è mai voluto essere alcunché di “definitivo”, bensì un’apertura indefessa e ostinata.
Lo trovate qui