Posso solo fare ordine esagerando, perché “ordine” non è altro che lo sforzo reiterato di raccogliere ogni cosa senza tuttavia pervenire alla stasi.
E così in queste righe, come in un diario di bordo, provo a tracciare un solco preparando un recinto. Prima che sia tempesta.
È successo che Effetto Wow è finito, o per lo meno è in procinto di mutare forma. Perché non ha più senso di parlare di marketing come si è fatto fino a due anni fa (perché in effetti non ne ha avuto senso nemmeno nell’ultimo anno). Gli equilibri sono cambiati, e non solo a causa di/grazie a l’intelligenza artificiale: si è verificato un superamento (non un ‘avanzare’, ma un ‘differire’) nella produzione e nella distribuzione dei contenuti, nel ‘chi dice cosa a chi’, tale da modificare i ruoli di chi prima riusciva a resistere in una posizione di comando.
Tutto questo si è esaurito.
Il marketing continua ad indossare i propri case studies, ma è come se la sua voce si affievolisse a poco a poco. Combatte la sua battaglia per l’attenzione a colpi di innovazioni senza capire che sta inseguendo delle lucciole - si ritrova sempre allo stesso punto, sempre se stesso ma inadeguato.
E così il marketing assomiglia a Parigi, ma non al suo ultimo ultimo tango: è piuttosto un valzer composto - o un’imitazione pedissequa che serve a nascondere delle rughe stupende, a tirarsi la pelle come se tutto fosse sempre uguale. È la banlieue rattoppata dai Giochi Olimpici, Place de la Concorde lucidata e ritinta, la cupola ravvivata del Pantheon.
È quel luogo in cui non c’è più nulla da dire perché c’è molto, forse troppo da fare.
C’è da costruire.
Sto tenendo un corso di inglese: insegno ed imparo, mi metto in ascolto. Non credo esista un modo univoco in cui ognuno di noi comprende qualcosa, ma ciascuno ha le proprie domande e i propri ‘link’. E non è un tema di ‘tempi’: tutto si struttura - in punti diversi della nostra esperienza, occupando “gradini” di priorità differenti. Ma al contatto con una lingua diversa corrisponde sempre e comunque uno shock: traballa la convinzione che il nostro Dire sia l’unico.
Già questa è una piccola rivoluzione - ed è straordinario guidare gli altri a dimorarci dentro, lezione dopo lezione.
Intanto il primo esame è andato - stavolta da studente (di nuovo). È una promessa difficile da mantenere quando il tempo è qual che è, quando è necessario far corrispondere la necessità di guadagnare alla volontà di donare. Ma si sta in equilibro, anche stavolta, nell’esagerazione: nelle 5 ore di sonno, nelle domeniche sui libri, nelle corvée in biblioteca. Ma che avventura <3
“Quasi un viaggio al mese…non sarà troppo?”
Eppure non mi serve nient’altro.